La scelta biodinamica

Un metodo antico per coltivare vigne sane

e produrre vini genuini

Aiutiamo il vigneto ad attivare le forze che lo mettono in relazione con il cielo  e la terra. Lavoriamo i vigneti a filari alterni dopo la vendemmia, seminando centinaia di piante diverse per introdurre le biodiversità, principalmente leguminose, che verranno trinciate ed interrate in primavera. Su questi sovesci introduciamo il 500, (preparato biodinamico da spruzzo) il cosiddetto corno letame.
Esso conferisce al terreno l’impulso per formare humus, ossia quello strato colloidale pieno di microrganismi che è alla base della fertilità  del suolo, permettendo agli elementi vitali di fluire dentro la pianta.
Seguiamo attentamente le fasi lunari per ogni operazione manuale sulle piante. Utilizziamo piccole dosi di rame e zolfo, per aiutare la pianta a difendersi dai parassiti, sostanze che non si ritrovano nel vino e tanto meno nel terreno.

Durante il periodo dell’invaiatura fino alla maturazione completa utilizziamo il 501 o corno silice, un altro preparato biodinamico. Attraverso questo preparato vengono concentrate e potenziate le forze luminose proprie della silice. Tale concentrazione ha un effetto notevole sulle piante: potremmo dire che le avvolge di luce e quindi stimola tutto quello che la luce provoca nella fisiologia vegetale. Attraverso di esso vogliamo migliorare tutto quello che ha a che fare con le qualità  organolettiche e nutritive dell’uva.
In cantina lasciamo all’uva il compito di trasformarsi in vino, favorendo l’azione degli elementi aria e fuoco che attraverso l’etere di luce e di calore strutturano ed elevano dalla dimensione fisica l’espressione di questo nettare d’uva.

Non facciamo al vino nessun trattamento, ne chimico ne fisico, aggiungiamo solo piccole dosi di solforosa e ne riportiamo il quantitativo totale.